Casi clinici

cefalometrico

La prima visita ortodontica ha innanzitutto lo scopo di comprendere il motivo per cui il paziente o i genitori si sono rivolti allo Specialista. In tale sede, dopo aver effettuato l’esame clinico viene spiegato quale sia il difetto da correggere e si danno delle prime indicazioni sul tipo di terapia e la sua durata.

Il piano di trattamento ortodontico richiede una diagnosi accurata e la fase diagnostica è imprescindibile dallo studio del caso che prevede, da parte del clinico, la raccolta di documenti detreminanti, quali: le fotografie del viso in diverse proiezioni, le fotografie intraorali, le radiografie (Panoramica e Teleradiografia del cranio) e i calchi in gesso dei denti.

Il successivo incontro consiste in un colloquio con paziente e genitori per confermare quanto detto in prima visita e spiegare nel dettaglio le modalità e gli obiettivi di trattamento, tempi e relativi costi, così come le modalità di pagamento.

La branca specialistica dell’Ortognatodonzia si suddivide in 6 sottogruppi:

1. Ortognatodonzia nel bambino

Anche detta terapia intercettivo - funzionale

È da considerarsi attiva a livello delle ossa della faccia (ortopedia mascellare e mandibolare); generalmente viene effettuata con ancora i denti da latte in sede (tra i 5 e i 10 anni). In questa fase precoce si correggono problemi soprattutto scheletrici e problematiche disfunzionali come la deglutizione e le abitudini viziate. La terapia intercettivo - funzionale è da considerarsi quindi preparatoria alla terapia in dentatura permanente completa, accorciandone di questa i tempi, diminuendone le difficoltà e le probabilità di dover ricorrere ad estrazioni dentarie. Si agisce sia con apparecchi fissi che con dispositivi rimovibili.


2. Ortognatodonzia nell’adolescente

Quando sono presenti tutti i denti permanenti in sede

Si procede con l’applicazione di dispositivi ortodontici che hanno come scopo quello di allineare le singole arcate e correggere la malocclusione, anche in virtù del fatto che, residuando un buon potenziale di crescita, è possibile ottenere un risultato ottimale e stabile a lungo termine. Si agisce sia con apparecchi fissi con attacchi in metallo o in ceramica, che con gli allineatori trasparenti.


3. Ortognatodonzia nell’adulto

Quando la crescita scheletrica è terminata

Si possono ancora correggere le varie problematiche ortodontiche sia con apparecchi fissi, che con allineatori trasparenti, con terapia fissa linguale o con trattamenti ibridi.


4. Ortognatodonzia pre-chirurgica

Quando il paziente adulto presenta una malocclusione su base scheletrica

La sola terapia ortodontica può non essere sufficiente per ottenere risultati soddisfacenti e stabili sia dal punto di vista funzionale, che per quanto riguarda l’estetica del volto. La terapia è perciò combinata, richiede cioè una fase preliminare di trattamento ortodontico seguita da un intervento di chirurgia ortognatica da eseguire in sala operatoria (struttura ospedaliera) e in anestesia generale.


5. Ortognatodonzia pre-protesica

Certi trattamenti richiedono approcci multidisciplinari

La fase ortodontica precede cioè una riabilitazione protesica con impianti osteo-integrati o altri manufatti in ceramica o zirconio.


6. Disordini cranio-cervico-mandibolari

Bruxismo, digrignamento, serramento, rumori articolari: di cosa si tratta?

costituiscono un insieme di condizioni dolorose e/o disfunzionali di natura infiammatoria o degenerativa che interessano le articolazioni temporo-mandibolari (ATM), i muscoli masticatori e le strutture che con esse contraggono rapporti anatomo-funzionali. L'origine è multifattoriale, per sovrapposizione di malocclusione, fenomeni biologici e psicologici, traumi, stili di vita predisponenti. I segni e sintomi più frequenti sono dolore mandibolare e cervicale, cefalea, movimenti mandibolari alterati e limitati, rumori articolari (click) fino al blocco completo dell’articolazione (locking).

La comparsa è acuta, con sintomi moderati che spesso evolvono positivamente anche in modo spontaneo; talvolta invece, si sviluppa una condizione cronica, con dolore persistente e sintomi fisici, comportamentali e psicologici. La terapia può essere conservativa per ridurre la sintomatologia, come l’utilizzo del bite o prevedere un approccio ortodontico e/o protesico per ripristinare la fisiologia dell’apparato masticatorio.